Come abbiamo già detto in altri articoli, in Italia esiste ancora una quantità enorme di manufatti in amianto da smaltire. Lo smaltimento non è sempre obbligatorio ma lo diventa quando lo stato dei manufatti in amianto è tale da compromettere la tenuta del materiale, delle sue fibre e perciò avviene la perdita di particelle di amianto che vengono disperse nell’aria.
Sono moltissimi gli italiani che hanno a che fare con tale problema, dato che sono moltissime le abitazioni in cui sono presenti manufatti contenenti amianto, la maggiorparte dei quali hanno più di venti anni e quindi possono risultare deteriorati dalla pioggia, dal vento o addirittura spezzati dalla grandine. In questi casi vi è l’urgenza di procedere e decidere come risolvere la situazione. Ma quanto costa bonificare l’amianto?
Prima di vedere la risposta a questa domanda è bene avere presente la differenza tra semplice bonifica in loco e bonifica con rimozione e smaltimento definitivo. Sono due differenti tipi di intervento, anche se poi nel linguaggio comune non di rado si tende ad utilizzarli scambievolmente, creando non poca confusione.
Per bonifica dell’amianto si intende infatti la messa in sicurezza dei manufatti mantenendoli su luogo ove essi si trovano. Esiste più di una tecnica di bonifica, la più comune è l’incapsulamento, che consiste nel ‘coprire’ i manufatti con prodotti che creano una sorta di pellicola protettiva che impedisce alle fibre di amianto di disperdersi nell’aria.
Per smaltimento si intende invece la demolizione vera e propria dei manufatti, senza però la rottura delle lastre, si procede con il pretrattamento a norma su entrambi i lati, lo smontaggio, il loro accatastamento ed il trasporto in discarica, ove vengono definitivamente collocati.
E’ chiaro quindi che l’alternativa tra le due possibilità può presentarsi in molte situazioni. Facciamo l’esempio di un tetto di eternit, lastre in materiale contenente amianto.
La bonifica in loco ha il vantaggio di permetterci di mantenere il tetto e continuare inoltre ad utilizzarlo, senza dovere quindi demolirlo e costruirne un’altro, abbassando così i costi per il committente. Con questo intervento però, garantito per legge 10 anni, ciò che si ottiene è soltanto una soluzione momentanea.
Lo smaltimento obbliga, invece, alla demolizione del tetto e alla costruzione di una nuova copertura, aumentando i costi totali, ma dà il vantaggio di lavoro definitivo, non si avranno più pensieri, si otterrà un tetto nuovo, costruito con materiali che in futuro non daranno più alcun problema di pericolosità per la salute.
La procedura da adottare dipenderà però non solo da considerazioni di carattere economico, ma anche dallo stato effettivo in cui il tetto si presenta. Per questo è bene che la cosa sia valutata da personale specializzato che, grazie all’esperienza e a conoscenze specifiche, sia in grado di decidere se la situazione richiede un vero e proprio intervento di smaltimento, oppure permetta di procedere con una bonifica in loco.